Pubblicato su politicadomani Num 92-93 - Giugno/Luglio 2009

Opportunità da non sprecare per uscire dalla spirale perversa dell'antipolitica
Votiamo, con intelligenza e buona volontà

di Maria Mezzina

Il misto di interessi, denaro e potere che ha ucciso la politica non deve uccidere le nostre menti e il nostro futuro. Questa tornata elettorale è un'occasione per puntare sulle persone, più che sui partiti, perché con l'Europa c'è molto in gioco. È necessario restituire all'Italia l'immagine di paese aperto ed eurocentrico e il suo ruolo di paese affidabile che una politica xenofoba e comportamenti demenziali le stanno scippando

È densa di incognite la prossima tornata elettorale. Le polemiche e le vicende degli ultimi mesi non favoriscono la partecipazione e, specialmente in alcune regioni come la Campania, l'astensione sarà molto alta.
Eppure c'è bisogno di un supplemento di intelligenza e di buona volontà. Se sentiamo sfuggirci di mano il controllo, con pazienza e tenacia occorre cercare tutti i modi possibili per riafferrarlo. Andare a votare il 6 e il 7 giugno è uno di questi.
La democrazia è qualcosa da difendere e conquistare giorno per giorno. Il porcellum leghista, quella sorta di maggioritario mascherato che dà alle coalizioni il premio di maggioranza e impedisce le preferenze, non si applica alle europee. Approfittiamone.
La politica non è quel misto di interessi, denaro e potere che è diventata. La politica è nata come forma di amore e dedizione alla comunità. "La più alta forma di carità" l'ha definita Paolo VI, grande figura di Papa e di intellettuale. Occorre allora sgomberare il campo da condizionamenti e da egoismi, come pure da paure e da proteste sterili (come l'astensione dal voto o l'annullamento della propria scheda) che si risolvono, in ultima analisi, nel lasciare libero il campo a chi intende l'agone politico come terra di conquista personale, e sul malessere altrui costruisce la propria fortuna. Occorre esercitare, tanto più in questa occasione, con convinzione e con attenzione, il nostro diritto di scelta per dei candidati che siano delle persone vere, e non ombre cinesi dietro un lenzuolo bianco.
Gli strumenti della democrazia si stanno via via esaurendo. A partire dalla informazione, il vero guardiano e il sale della democrazia, che è ingessata. Le tv sono uniformi e pettegole, i giornalisti si autocensurano, internet è roba da esperti e fra poco sarà a pagamento, poteri forti di ogni tipo strangolano le piccole testate e le emittenti libere.
Da troppo tempo siamo sommersi da montagne di spazzatura e siamo vittime di spregiudicato teppismo politico. Non è solo la spazzatura fisica, maleodorante e che fa ammalare i polmoni, inquina e deturpa: è la spazzatura dei cui miasmi questo governo ci riempie la mente fino a soffocare, fino a rovinare l'immagine del nostro paese e della nostra splendida e generosa gente.
È la spazzatura, per esempio, del famoso "decreto sicurezza", fatto approvare con voto di fiducia, imposto dalla Lega, servito sull'onda di una paura abilmente indotta che spinge la gente a riversare sull'altro, sul diverso, la sua percezione di pericolo.
È un decreto un po' razzista, quando parla di "italianità" e di difesa della cultura, ignorando che la nostra origine è multietnica e multiculturale.
Un po' schiavista, quando parla di immigrati come bestie da soma, finché sono occupati e pagano le tasse, e come carne da macello quando arrivano o perdono il lavoro. Trascurando il fatto che è grazie ai loro 7 miliardi di euro di contributi previdenziali, più 3 miliardi di altre tasse (oltre il 4% delle entrate totali dell'INPS), che riusciamo a pagare le nostre pensioni.
È un po' squadrista, quando parla di ronde che dovrebbero controllare il territorio. Mentre le forze dell'ordine non hanno soldi per le volanti, per gli straordinari, per assumere altro personale. Sono, le ronde, una sorta di attentato alla sovranità del paese, un tentativo subdolo di sostituire con corpi di "volontari non armati" (per ora) alle dipendenze non si sa bene di chi, le forze di polizia e i carabinieri, che sono invece al servizio della comunità e, avendo giurato fedeltà allo Stato, sarebbero di ostacolo a qualunque potenziale dittatorello. Fantapolitica? Forse. Ma è meglio prevenire che curare.
È anche un po' terrorista, questo decreto, quando fa balenare la possibilità (poi subito smentita, ma intanto il sasso è stato lanciato) che si possano denunciare malati e partorienti, e perfino i bambini dell'asilo.
È un po' vigliacco e fuori delle regole del diritto internazionale, quando pretende di respingere al largo i barconi del mare senza distinguere fra criminali e povera gente.
Con mille espedienti - la paura indotta, le provocazioni, il gossip - si uccide la voglia di impegnarsi civilmente e si distoglie l'attenzione dei media, della gente e possibilmente anche della comunità internazionale, dalla verità sulla situazione economica del paese in questi tempi di crisi globale.
Hanno salvato le banche. Hanno salvato con i nostri soldi l'Alitalia (salvato?). Ma intanto le fabbriche continuano a chiudere. Alla richiesta di aiuto di imprenditori e lavoratori si risponde con altre provocazioni spostando il problema: "decimiamo il Parlamento". E mentre Bossi propone l'elezione popolare dei giudici (sancendo così la fine della separazione dei poteri e l'autonomia della magistratura) e il ministro Alfano ci sta, non si spende non dico un euro, ma neanche una parola sugli investimenti nella cultura e nella ricerca.
C'è un'insofferenza profonda che comincia a manifestarsi nei movimenti di protesta che non possono essere liquidati come teppismo. Non serve piangersi addosso, ma non serve neanche nascondere la realtà dicendo che tutto va bene. L'ottimismo utile è quello della speranza ragionevole, che poggia su opportunità concrete e sulla capacità di coglierle. Come è per i piani integrati urbani che l'Europa ha previsto per lo sviluppo del territorio. Occorre guardarsi attorno, senza nascondersi le difficoltà, e muoversi di conseguenza, con attenzione, nel rispetto delle diversità e delle altrui peculiarità.
Riprendiamoci il nostro destino, impegniamoci personalmente a partire dal voto, e mettiamo da parte qualsiasi tentazione di affidare ad altri la nostra vita. Scegliamo noi in queste elezioni le persone giuste, più che il partito, sia per l'Europa che per i nostri comuni e province. Saranno le persone più che i partiti a decidere, a portare avanti i progetti e a parlare con noi e per noi. Loro, i partiti, ormai non parlano più, o perché non esistono, o perché sono troppo occupati a sopravvivere.

 

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